La collezione geo-paleolologica

A cura di Marco Sami

Il nucleo fondante delle ricche raccolte abiologiche del Museo è rappresentato, agli inizi degli anni ’80, dalla collezione del Gruppo Speleologico Faentino comprendente un corpus di centinaia di interessanti esemplari di fossili, minerali e concrezioni di grotta, locali e non.
Sempre negli anni ’80 tale settore si arricchisce dell’importante raccolta P. Viaggi di ittioliti e filliti messiniani della Vena del Gesso romagnola; a questa fanno seguito i numerosi ed interessanti reperti rinvenuti e messi a disposizione del Museo faentino dalla generosità di vari appassionati naturalisti locali tra i quali si distinguono A. Benericetti, M. Diversi, E. Forani, V. Liverani, S. Marabini e M. Sami.
Agli inizi degli anni ’90 la convenzione tra Comune di Faenza ed Associazione Culturale PANGEA permette anche la costituzione di un gruppo "informale" di ricerca (che coinvolge alcuni degli appassionati di cui sopra) che nel corso degli anni recupera centinaia di reperti paleontologici talora anche di grande interesse scientifico. Oltre a completare considerevolmente le raccolte museali, alcuni di questi rinvenimenti permettono al Museo faentino di consolidarsi come un importante interlocutore per il mondo della ricerca paleontologica nazionale, di cui fanno fede le ripetute collaborazioni con gli specialisti delle Università di Bologna, Ferrara, Firenze, Pisa, Torino, Praga, ecc.

Il settore espositivo

Le sale del Museo dedicate al settore geo-paleontologico "nascono" ufficialmente nel 1988 in occasione del convegno internazionale "Continental faunas at the Miocene/Pliocene boundary", ospitato nello stesso Museo faentino e dedicato al rinvenimento, avvenuto in quegli anni, dell’eccezionale fauna fossile della cava Monticino di Brisighella.
L’allestimento di tale settore, ideato principalmente dall’allora responsabile del museo G.P. Costa, nel corso degli anni verrà integrato e aggiornato a più riprese da M. Sami ("conservatore" delle collezioni geopaleontologiche).

Le vetrine

Attualmente tale percorso espositivo risulta costituito complessivamente da ben 36 vetrine, di cui le prime 7 svolgono un ruolo introduttivo al complesso mondo della paleontologia (con reperti da varie parti d’Italia ma anche dall’estero).
Vetrina 1: cosa sono i fossili?
Vetrina 2: i fossili e le ricostruzioni paleombientali.
Vetrina 3: l’Era Primaria.
Vetrina 4: l’Era Secondaria.
Vetrina 5: ere Terziaria e Quaternaria.
Vetrina 6: ricerca e classificazione dei fossili.
Vetrina 7: le rocce costituite da fossili.

Le successive 29 vetrine illustrano invece le principali unità geologiche dell’Appennino "faentino" nonché la sua notevole ricchezza palontologica. Si susseguono con ordine di antichità decrescente, creando un percorso espositivo nel quale la storia più antica del nostro territorio viene svelata attraverso una sorta di viaggio nel tempo che ripercorre i "suoi ultimi" 16 milioni di anni (dal Miocene medio ai giorni nostri).
Vetrina 8: inquadramento della geologia locale.
Vetrine 9: F.ne Marnoso-arenacea.
Vetrina 10: F.ne Marnoso-arenacea (tracce fossili).
Vetrina 11: calcari a Lucina.
Vetrina 12: marne pre-evaporitiche (pesci fossili).
Vetrina 13: F.ne Gessoso-solfifera.
Vetrina 14: F.ne Gessoso-solfifera.
Vetrina 15: F.ne Gessoso-solfifera (fossili vegetali)
Vetrina 16: F.ne Gessoso-solfifera (fossili animali)
Vetrina 17: F.ne a Colombacci
Vetrina 18: paleofauna Monticino (rettili, chirotteri e insettivori)
Vetrina 19: paleofauna Monticino (roditori)
Vetrina 20: paleofauna Monticino (primati, tubulidentati, lagomorfi)
Vetrina 21: paleofauna Monticino (ienidi, canidi, felidi, mustelidi)
Vetrina 22: paleofauna Monticino (artiodattili)
Vetrina 23: paleofauna Monticino (perissodattili, proboscidati)
Vetrina 24: F.ne Argille Azzurre (molluschi e cetacei fossili)
Vetrina 25: F.ne Argille Azzurre ("spungone")
Vetrina 26: F.ne Argille Azzurre (pesci fossili)
Vetrina 27: F.ne Argille Azzurre (molluschi e vertebrati terrestri)
Vetrina 28: F.ne Sabbie di Imola (paleofauna di Oriolo)
Vetrina 29: F.ne Sabbie di Imola (paleofauna di Oriolo, cranio di Mammuthus) Vetrina 30: F.ne Sabbie di Imola (paleofauna di Oriolo)
Vetrina 31: F.ne Sabbie di Imola ("sabbie gialle")
Vetrina 32: F.ne Sabbie di Imola (vegetali fossili)
Vetrina 33: depositi continentali Pleistocene medio-superiore
Vetrina 34: strumenti litici dei "primi faentini" (Paleolitico inferiore)
Vetrina 35: depositi di grotta del Pleistocene superiore (vertebrati fossili)
Vetrina 36: orso delle caverne

In evidenza...

Tra i numerosi materiali fossili del Museo spicca per l’importanza scientifica di livello internazionale la cosiddetta Paleofauna del Monticino, costituita da un insieme di resti ossei frammentari appartenuti a vertebrati terrestri vissuti circa 5,4 milioni di anni fa (Messiniano finale). Venne recuperata tra il 1985 e i primi anni ’90 nell’omonima cava di gesso a ridosso della vicina Brisighella in sedimenti della Formazione a Colombacci. Tra le specie riconosciute, ben 40 di mammiferi e 19 tra anfibi e rettili, si annoverano gli "antenati" di iene, scimmie, proboscidati, rinoceronti, antilopi, oritteropi, coccodrilli, varani, ecc. a testimonianza di un paleoambiente scomparso di tipo subtropicale. L’originalità e l’interesse di tale paleofauna sono evidenziate, tra l’altro, dalla presenza di ben 5 specie mai rinvenute prima e perciò nuove per la Scienza quali l’antilope Samotragus occidentalis, il canide Eucyon monticinensis, la iena Plioviverrops faventinus e i topi Centralomys benericettii e Stephanomys debruijni. Un altro giacimento paleontologico assai interessante è quello della "cava La Salita" presso Oriolo (Faenza) nel quale, nel 1987, venne scoperto un cranio completo dell’elefante preistorico Mammuthus meridionalis (un reperto di notevole impatto spettacolare). Risalente al passaggio tra Pleistocene inferiore e medio (circa 800 mila anni fa), la Paleofauna di Oriolo è completata da avanzi di rinoceronte, bisonte ed ippopotamo e registra una calda fase interglaciale del Quaternario. Un reperto altrettanto spettacolare è costituito dallo scheletro completo di orso delle caverne (Ursus spelaeus), rinvenuto a Postumia (ora Slovenia) nel periodo anteguerra e qui esposto grazie ad un accordo col Museo Italiano di Speleologia di Bologna. Chiude la "carrellata" sui fossili maggiormente degni di nota un reperto di grande importanza scientifica ma totalmente anomalo rispetto alle rimanenti collezioni sia per la collocazione (attualmente nel giardino antistante il museo) sia per provenienza ed antichità: si tratta di un grosso blocco calcareo, pesante diverse tonnellate, che conserva le controimpronte pietrificate di 2 differenti dinosauri (un teropode carnivoro ed un sauropode erbivoro). Il blocco con le impronte fossili, risalenti al Cretaceo inferiore (circa 130 milioni di anni fa), venne trasportato qui dal molo di Porto Corsini (RA) nel 1995 ma la sua provenienza originaria è da ricercare nell’Altipiano del Cansiglio (PN): per quello che è noto si tratta delle uniche orme fossili di dinosauri "italiani" presenti in un museo dell’Emilia Romagna!